La discussione storica sul futuro turistico di Varazze

La discussione storica sul futuro turistico di Varazze

Negli anni ’80, a Varazze si chiudeva un’epoca d’oro in cui industria e turismo alberghiero prosperavano fianco a fianco, contribuendo alla crescita economica della città. In quei primi anni del decennio, però, il turismo cominciava a cambiare: i visitatori chiedevano servizi più esclusivi, mentre l’usanza di ospitare turisti presso famiglie locali stava scomparendo. Hotel e pensioni operavano a pieno ritmo, ma la politica iniziava a percepire l’emergere del turismo del fine settimana, con un flusso crescente di pendolari.

Questa tendenza portò a vivaci discussioni politiche, in un periodo in cui la politica era ancora partecipata e sentita dai cittadini. Da un lato, c’era chi negava l’importanza del fenomeno in crescita. Dall’altro, chi sosteneva la necessità di adeguare le strutture e i servizi per accogliere i turisti del weekend, a partire dall’ampliamento dei parcheggi.

Tra coloro che partecipavano attivamente al dibattito, vi erano giovani amministratori come Alessandro Bozzano e altre figure dell’epoca. Personalmente, sostenevo, seppur in minoranza, la necessità di preparare la città per accogliere il turismo del fine settimana, ritenendo questo cambiamento socio-economico inarrestabile. La maggioranza, invece, era convinta che si dovesse puntare a migliorare la qualità dei servizi per evitare il “turismo di massa” e attrarre un turismo più ricco e selezionato.

Con le amministrazioni guidate da Busso, e altri, si intraprese la strada del miglioramento dell’offerta turistica, finanziando eventi di qualità e stringendo collaborazioni con il sistema alberghiero, che però era già in declino. Ingenti risorse pubbliche furono spese per contrastare una tendenza che si rivelava sempre più forte.

Negli anni ’90, si continuò a insistere su questa strategia, ma l’economia raccontava un’altra storia: i grandi alberghi erano in crisi, le piccole pensioni si rivolgevano prevalentemente ai pensionati, e i ristoranti tradizionali faticavano a offrire prodotti competitivi per un turismo in evoluzione. La svolta arrivò con la conversione delle strutture ricettive in mini-appartamenti destinati principalmente alla domanda proveniente dalla Lombardia. Dagli anni 2000, il numero di alberghi, un tempo più di cento, si ridusse dell’80%, un dato impressionante.

Molti proprietari alberghieri scelsero di trasformare le loro strutture in appartamenti, approfittando della forte domanda di seconde case da parte di coppie lombarde over 40. In altre località, come Finale e Pietra Ligure, si vollero invece strade più innovative, puntando su attività outdoor, allora poco conosciute, che permisero a questi comuni di mantenere una forte attrattiva turistica, con presenze quasi tre volte superiori a quelle di Varazze.

Il mercato immobiliare di Varazze, favorito anche da anomalie urbanistiche e dall’assenza di un Piano Regolatore, conobbe un boom straordinario. Si stima che il valore dei nuovi immobili trasformati abbia superato gli 880 milioni di euro, con alcune stime che arrivano a 1,5 miliardi. Tuttavia, questo successo non si rifletté nel settore turistico.

Dopo oltre 35-40 anni di evoluzione, Varazze si è trasformata da città turistica a una “destinazione mirata” per brevi soggiorni, soprattutto estivi. I nuovi proprietari delle seconde case, stimati tra le 15.000 e le 18.000 persone, non hanno contribuito all’allungamento della stagione turistica nei periodi invernali e autunnali, come ci si aspettava. Al contrario, utilizzano le loro abitazioni principalmente nei periodi di massimo afflusso, comportandosi come turisti da fine settimana.

Il risultato è una città sovraffollata in brevi periodi di tempo, che fatica a fornire i servizi necessari a grandi masse di visitatori, spesso indecisi fino all’ultimo, influenzati dalle previsioni meteo consultate sui cellulari.

Alcuni operatori locali hanno tentato di adattarsi, ma molti hotel hanno chiuso. Gli appartamenti sono stati in gran parte destinati all’affitto turistico, e i ristoranti e bar hanno cercato di rispondere alle nuove esigenze, incontrando però difficoltà nel trovare personale qualificato, disponibile a lavorare solo per pochi mesi all’anno.

Nel frattempo, si è forse abbandonata l’idea di sviluppare grandi infrastrutture, come parcheggi pubblici, che avrebbero potuto gestire meglio la situazione. Anche le politiche ambientali e sociali hanno subito un rallentamento, con un significativo spopolamento del centro storico, che ha portato alla perdita dell’identità storica della città.

Si tratta di una situazione caotica, che affonda le radici nel passato, ma che sembra a tratti fuori controllo. Sarebbe necessario un approfondimento specifico e l’elaborazione di strategie mirate per affrontare queste sfide in modo più efficace.

5 Commenti

  1. Credo che la tua analisi sia tutto sommato esatta, nonostante alcuni numeri da te citati siano leggermente corretti per dare più forza alle tue argomentazioni. In realtà, molto semplicemente, ritengo che la città non abbia più un’amministrazione reale e propositiva dai tempi del sindaco Busso. Senza fare un’elegia dell’amministrazione Busso che comunque, pur tra errori e contraddizioni, riconosceva un alto valore allo studio e alla progettazione del futuro di Varazze, e si sforzava di far evolvere la coscienza e la mentalità dei sui cittadini, dobbiamo dire che TUTTE le amministrazioni successive hanno portato Varazze su un piano inclinato di decadenza, lassismo e mediocrità di cui vediamo oggi il risultato (quasi) finale. Se ai tempi di Busso si cercava, con molto sforzo e qualche debole risultato, di mantenere la città ai livelli di località turistiche come Loano e Alassio, ora dobbiamo riconoscere che Varazze è stata superata persino da Albenga e Celle Ligure. Faccio esempi di cittadine limitrofe, e sappiamo benissimo che Varazze secondo l’amministrazione regionale è ormai fuori dal novero delle città turistiche di punta del nostro territorio. Una città che da ormai più di 20 anni non ha saputo scegliere un’amministrazione all’altezza della situazione e attenta al suo futuro e progresso non può che essere condannata al disordine e alla sciatteria attuali. Fino ad arrivare all’attuale SISTEMA B, inventato e sublimato da uno dei nostri attuali candidati regionali, basato su una precisa, implacabile e professionale ricerca del consenso attraverso i rapporti personali, le cene amicali, i piccolissimi favori a piccole conventicole e confraternite che nulla ottengono per il bene della città, ma sono comunque soddisfatte e rese importanti in una realtà che ormai è diventata piccolissima, ristrettissima, di una mediocrità da paesino da operetta. La più grande colpa da ascriversi al SISTEMA B è di avere fatto arretrare la mentalità di questo paese di 50 anni (forse anche di più) e di aver azzerato i suoi sogni, progetti e visioni del futuro, annegati tra sagre e processioni tanto più pagane quanto più fanaticamente sostenute dalla popolazione. Fino ad arrivare all’attuale campagna elettorale regionale, unica nella storia della città, dove gli stessi sostenitori e sodali di B inneggiano allo slogan VOTA B, LIBERA VARAZZE, per tenere più lontano possibile il loro mentore da una situazione cittadina ormai disperata. Possiamo fare tutte le analisi e i ragionamenti che vogliamo, ma non vedo in questa città una possibile forza politica, un personaggio o un’energia che sia in grado di invertire la rotta nel breve periodo. Il futuro di questa città, il nostro futuro, ci è stato rubato, e tutti noi, ogni singolo cittadino di Varazze, ne siamo responsabili, perchè per più di 20 anni abbiamo scelto ogni volta il peggior amministratore disponibile sulla piazza. La democrazia è bellissima ma implacabile. Chi è causa del suo mal pianga sè stesso.

  2. Sono neo proprietario di seconda casa a Varazze ( che frequento da un paio di anni) ed una idea sul futuro di questa che considero ancora una delle poche isole felici della Liguria me la sono fatta.
    Sicuramente non credo che si riuscirà a bloccare il processo di sostituzione delle seconde case verso le poche strutture alberghiere rimaste . Ma per un rilancio non basato esclusivamente sulla stagionalità proporrei due filoni : L’ outdoor ed il network con altri comuni della Liguria e non solo. Così come avvenuto a Finale Ligure si dovrebbe incentivare il turismo della bicicletta e dell’ escursionismo ( lavorando su iniziative quali navette che portino sul Beigua e sulle colline vicine ciclisti ed escursionisti identificando percorsi di sicuro impatto naturalistico e sportivo) . A tal proposito perchè non si estende il percorso pedonale e ciclistico verso Celle riaprendo riqualificando le vecchie gallerie ferroviarie ? E vengo al network , perchè non si inserisce Varazze in un circuito di località che fanno leva sull’ outdoor ( Spotorno , Finale etc ) oppure perchè non si pensa di portare i “croceristi” di Savona e Genova a visitare Varazze e le sue attrattive storiche? ( potrebbe essere un modo per far conoscere la città ad una più ampia platea di persone nel mondo )
    E poi c’è il porto , che attualmente mi sembra più un parcheggio che una Marina attiva ( anche qui non è possibile inserire il porto in qualche circuito ?)
    Da ultimo e perdonatemi se mi mi permetto, ma perchè non si pensa di potenziare il fenomeno delle case vacanza attraendo società come Wonderful Italy od altre cercando di offrire ai visitatori ( non solo a Luglio ed Agosto e nei Week end ) abitazioni accoglienti che rimangono vuote per 10 mesi all’ anno?
    Chiaramente la Regione e la Provincia dovrebbero fare la propria parte …. Da ultimo mi chiedo , che ne sarà di quegli ormai ecomostri degli edifici ex cantieri Baglietto? (pessimo biglietto da Visita per chi arriva da Savona ) . Mi scuso per aver affrontato con impeto e spero non troppa leggerezza un tema così importante e delicato , ma sinchè ci si ferma ad interrogarsi e non si inizia a “buttare” sul tavolo qualche punto , non ci si si muove dal punto di partenza …..
    Giorgio C.

    • Buonasera e grazie per il contributo. L’Outdoor ha vissuto a Varazze una fase di relativo successo anche con contributi pubblici e comunali e attualmente esistono alcune realtà che forniscono i servizi che accennava. Occorre però osservare che il contributo al momento è meno che trascurabile non essendo riuscita ad avere un sistema organizzato di livello pari a quello richiesto dal mercato attualmente. Le potenzialità sono probabilmente alte ma è anche vero che Finale (un mondo a parte) non ha un grande interesse a rivalutare altre aree sempre ammesso che se ne sia capaci. Il collegamento tra Celle e Varazze sarà attivo presto per via delle opere connesse alle opere di urbanizzazione di Punta Olmo. Sui corceristi le posso dire con certezza che Costa non è interessata a condurre turisti a Varazze per vari motivi tecnici e attrattivi.

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