Il Secolo XIX di oggi riporta la notizia che il Comune di Varazze avrebbe chiesto alla Regione Liguria di considerare di collocare una Casa Comunità ovvero una struttura sanitaria pubblica che eroga servizi sanitari a bassa complessità per varie specialità oltre ovviamente ad ambulatori.
Il 22 luglio dopo un sopralluogo gli amministratori locali e i vertici ASL esclusero che a Varazze vi potesse mai essere una struttura simile.
Per altro, il Piano Regionale Sanitario della Regione Liguria appena approvato non ha mai previsto, inspiegabilmente, che a Varazze, la principale città tra Genova e Savona e in estate capoluogo di un’area con più 100.000 abitanti, potesse averne uno.
Inevitabilmente le scelte i soldi europei del PNRR sono andati altrove.
Varazze è rimasta con il nulla: un ambulatorio ASL ridotto poco più che a un centro analisi e disbrigo pratiche amministrative aperto a singhiozzo.
Nessuna casa della salute privata, nessun centro medico aggregato di medici di base, nessuna struttura pubblica ad eccezione di strutture per anziani lungodegenti.
Ora, temo fuori tempo massimo, evidentemente si è cambiata idea.
Si sta chiedendo alla Regione Liguria la possibilità di realizzare una Casa Comunità ASL a Varazze. Questa volta senza aiuti economici a meno che non ce li metta la Regione Liguria.
Bene che si sia cambiata idea.
Male che lo si faccia solo ora dopo che sotto il naso è passato il treno del PNRR e il treno del Piano Santario Regionale al quale il Comune di Varazze non ha presentato alcuna osservazione o richiesta.
Speriamo piuttosto che i privati prima o poi decidano di investire in un territorio rimasto completamente sguarnito. Che almeno in questo caso il “mercato” in un’ottica liberale possa metterci una pezza. Al momento però, neanche quello….
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