Bagni marini. La notizia nei giorni scorsi ha avuto vasta eco nei media regionali. La DIA ha aperto un’inchiesta conoscitiva sui finanziamenti legati ai rimborsi per la mareggiata dell’ottobre 2018 a Varazze.
Tutto rimane ovviamente secretato. Tuttavia, da alcuni media si dedurrebbe che la contestazione riguarderebbe la richiesta di importi eccessivi rispetto ai danni subiti. Informalmente l’associazione direttamente interessata (a Varazze ci sono due associazioni di Bagni marini distinte) ha fatto sapere che gli importi richiesti farebbero riferimento ai danni subiti dalla diga soffolta e non ai danni degli stabilimenti se non in minima parte.
Ciò pare plausibile tanto più che a fine ottobre i bagni marini erano già smontati tutti o quasi. Chi chiederebbe rimborsi per bagni già smontati?
Il problema potrebbe essere piuttosto se un Consorzio e i suoi soci possono chiedere soldi per danni per una diga che teoricamente è di proprietà del demanio. Questioni intricate. Gli inquirenti della DIA faranno le loro valutazioni. Si vedrà.
Giusto, tema molto vero e complesso quello relativo alla salvaguardia pubblica. A maggior ragione, essendo di salvaguardia pubblica, come scrive correttamente, non deve essere riconosciuto come danno ai privati. Visto e considerato che parliamo di un’opera realizzata già precedentemente con denaro pubblico. Sottolineo inoltre, I bagni marini a fine ottobre dovrebbero avere le strutture smontate. Se non le avevano smontate, non è colpa né mia né sua né di alcun concittadino… Poi non si capisce perché, I bagni elena ed I bagni Mafalda hanno avuto danni così importanti mentre I bagni vittoria, sarebbero stati graziati. I canoni demaniali, non sono il topic in questo caso,ma, non discuto e riconosco quanto scrive in base all’inadeguatezza nella stragrande maggioranza dei casi. Questo sarebbe potenzialmente un argomento da trattare.
Non si capisce perché i bagni debbano chiedere un risarcimento su un opera realizzata con soldi pubblici, quindi pagata da noi tutti a beneficio dei soli bagni marini. Ora chiedendo i danni, se questa richiesta venisse avvallata, dovremmo pagare loro con i denari nostri, il ripristino di un’opera che gli avevamo già pagato in precedenza. Ho informazioni errate io oppure qualcosa mi sfugge… Mi pare il solito imbroglio all’italiana ai danni dello Stato e quindi del cittadino che, se vuole andare a farsi un bagno in uno stabilimento balneare paga 50 € al giorno. Con ciò,è corretto che si ripristino le barriere, magari questa volta fatte con materiale adeguato, non il tout venant, che invito chi non sapesse ad andare a vedere cosa significa. Sarebbe anche corretto se, chi ne beneficia, si accollasse grossa parte degli oneri. Il modello: quando guadagno i soldi sono miei e quando ho dei danni paga lo stato, abbiamo visto a cosa ci ha portato oltre ad essere un modello scorretto. Un esempio che dovrebbe calzare per i bagni in questo caso, è quello del cittadino che durante un’alluvione perde la macchina, naturalmente se la deve riacquistare, non gliela paga lo stato… Così è.
Tema complesso. La diga ha sicuramente un’utilità di salvaguardia pubblica. E’ anche vero che i benefici economici diretti ricadono sulle maggiori opportunità per i gestori/concessionari delle spiagge. Una cosa è certa: alcuni canoni demaniali hanno un importo semi ridicolo. In alcuni casi l’impressione è che siano fissati a prescindere dal reale potenziale economico che la concessione può produrre. Alcune centinaia di metri di spiaggia in centro Varazze non possono avere un canone poco più che simbolico. Altre volte spiagge con poca attrattività economica sono sotto l’onere di costi poco sensati.