Lo dico subito. Il titolo è provocatorio ma vuole fare pensare più seriamente. Non c’è il minimo dubbio che il nostro Paese e qualunque altra economia sviluppata, dopo la tempesta Covid-19, abbia bisogno di aiuti economici, di agevolazioni e sconti sulle tasse. In questo ore si sta consumando una durissima lotta sugli eurobond ovvero l’emissione di titoli di debito emessi dalla EU (cosa mai accaduta) e dei “coronovirsubond” ovvero emissione di titoli di debito stampati per garantire entrate al bilanci statali.
Un flusso di denaro per fortuna, arriverà a dare un po’ di ossigeno all’Italia, nazione che ha infrastrutture vecchie di 30-50 anni, che da alcuni anni è il Paese della EU con il tasso di crescita più basso tra i 22 membri, che negli ultimi anni paga più interessi sul debito accumulato della ricchezza aggiuntiva che riesce a produrre annualmente (incremento PIL). Tutti segnali, soprattutto l’ultimo, che in economia indica un’impresa vicina al rischio fallimento.
In questo contesto ci battiamo legittimamente per avere più risorse dall’Europa; tuttavia, è anche vero che si tratta di prestare soldi ad un’Italia che nonostante gli sforzi, non riesce a ridurre il debito sostanziale da 30 anni, che trascina con sé una questione “Sud” irrisolta da 160 anni. Ragionevole pensare che altri Paesi ben più efficienti e moderni, siano restii a prestare montagne di soldi a un potenziale cattivo pagatore, “too big to fail” che potrebbe prima o poi decidere di onorare solo in parte i debiti accumulati. Certo non condivido le posizioni di Paesi come l’Olanda, tuttavia sinceramente non posso neanche pensare che le loro resistenze siano attuate per principio o in modo gratuito.
Eccoci al dunque: abbiamo bisogno di ciucciare dalla grande tetta per rialzarci, Italia un Paese considerato nella sostanza inaffidabile, incapace di autoriformarsi forse anche per motivi culturali e genetici oltre che economici, e che non da segni reali di un cambio di marcia da molto tempo.
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