Se la politica non fa più la politica, cosa succede?

Ma in che senso? Un dato sottovalutato nelle recenti elezioni amministrative di 40 giorni fa, poco sottolineato, ce lo spiega.. La Lega Nord forte del 40% e più delle elezioni europee, ha mediamente perso il 50% dei voti alle Comunali, nel senso che gli elettori non hanno seguito in massa le indicazioni di partito su questo o quel candidato, scegliendo autonomamente.
Questo è successo nel voto delle elezioni comunali. Stesso giorno e ancora una volta scelte indipendenti.
Evidente che i partiti nelle elezioni comunali contano sempre meno. Anzi contano pochissimo o forse nulla.
Lo ha capito bene Toti che a livello locale raccoglie chiunque purché non sia dell’estrema sinistra, con l’obiettivo di costruire un “Movimento” locale per traguardarlo a livello regionale e nazionale. Se il progetto riuscirà è altro tema ovviamente. Tra le adesioni vi è anche quella di Alessandro Bozzano sindaco riconfermato, che interpreta correttamente questa posizione. Almeno sei i partiti di appartenenza in 30 anni di politica e ora impegnato nel neo movimento di Toti che al momento non si sa se sarà una corrente di Forza Italia o una formazione autonoma. Nella maggioranza organica che sostiene la maggioranza in Comune c’è anche il PD di Varazze, che formalmente ha deciso di aderire al progetto amministrativo di “Essere Varazze”. Dall’altra parte, una formazione quella di “Patto per Varazze”, teoricamente meno eterogenea, che però non aveva il supporto di nessun partito. C’era poi una lista del PD non ufficiale che nel frattempo pare sia diventato ufficiale almeno per i vertici provinciali e regionali. Forza Italia non pervenuta, divisa in due, come per altro la Lega Nord che contava però ex iscritti nella lista concorrente. Insomma una grande confusione e viene da pensare che se anche la confusione non vi fosse stata, la cosa avrebbe interessato ben pochi.
Si potrebbe continuare all’infinito o quasi.
Vediamo però il senso ultimo di tutto ciò. Le elezioni comunali non rispondono a logiche di partito o di schieramento politico. Si sapeva, e la cosa è confermata anche dall’intuizione che ebbi con la costituzione di “Essere Varazze” quando la proposi 5 anni fa.
Questi schieramenti eterogenei e talvolta politicamente assemblati con modalità contraddittorie, rispondono ad altre logiche che non sono oggetto di ragionamento in questo articolo. Alcune virtuose, altre meno, comunque logiche che con la politica intesa in termini partitici c’entrano come la panna sui cavolfiori.
Può piacere o meno. Di certo si tratta della famosa “politica liquida” che premia e volta la schiena più velocemente del passato. Non ci sono segretari di partito che tengano. Talvolta questi meccanismi fanno persino a meno delle leadership, paradossalmente meno importanti del passato. C’è invece il gruppo, il “branco” politico che sa muoversi con determinazione e convinzione. C’è la capacità di mobilitazione passiva (spesso) o più raramente attiva di cittadini mediamente non molto interessati. Ciò consegna maggiori deleghe in bianco ai vincitori delle contese locali perché per 5 anni di fatto hanno, nei limiti della legge, carta bianca.
Così quando la politica non fa la politica perché non c’è ascolto, interesse e probabilmente credibilità, chi vince la mano prende tutte le fiches del potere e si trova a gestirle con oneri e onori. Una responsabilità non da poco che richiede la capacità di abbandonare le logiche del gruppo trasformandole in comunitarie.
Ed è qui che sta la vera sfida dei movimenti locali una volta ottenuto il successo elettorale.

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