Quando le ambizioni progettuali portano alla perdita della propria storia

E’ un mio parere ovviamente. Rispetto il lavoro fatto ma non lo condivido neppure un poco.
Mi riferisco all’ennesima ristrutturazione di palazzi che invece di diventare moderna testimonianza (ed evoluzione) di una storia, di una cultura, di un luogo, diventano cubotti di finto porfido con l’immancabile inserimento dell’altrettanto immancabile binomio “acciaio-cristallo”.
Non se ne sentiva il bisogno dopo il pessimo gusto rivelato con il palazzo costruito un paio di anni fa, a fianco della rampa che porta alla stazione FF.SS.; ppure lo stile super-minimal-modern-style ha colpito ancora.
Il palazzo costruito al posto della ex pensione Renato (di fianco al Palazzetto dello Sport) sta togliendo le impalcature per svelare le scelte estetiche, che lo inseriscono di diritto nelle costruzioni che potreste trovare indifferentemente a Helsinky come a Montreal, oppure a Vienna. Questo tipo di edifici, nulla hanno a che fare con il contesto in cui si trovano, e nulla vogliono riconoscere.
Sembrano dire “io sono io e voi …guardate!” : però non è un bel guardare…monoliti melange che confondono l’eleganza con la mancanza di forme, pietre lunari calate dal cielo interessanti come il baccalà servito con la marmellata di prugne.
Scelte incomprensibili, che creano ancora più distacco da quello che è rimasto d’identitario nel nostro territorio e che ti fa capire che forse ti trovi in Liguria: non c’è la capacità di confrontarsi con coraggio con i nostri valori e le nostre culture, e allora si preferisce evitare del tutto la sana disfida, proponendo costruzioni insensate dal punto di vista stilistico che contribuiscono non poco alla depersonalizzazione dei luoghi, rendendoli sempre più anonimi e privi di anima forse in omaggio a un mondialismo architettonico insensato.
Questo è il mio parere ovviamente, perfettamente conscio che a qualcuno la pietra lunare dell’ex pensione Guya piacerà ritrovando, chissà, similitudini con il palazzo dove vive a Rivalta Torinese.

mde

4 Commenti

  1. se poi andiamo a vedere i progettisti scopriamo i soliti nomi, gli stessi nomi di che sta deturpando e rovinando varazze da anni e adesso sta esagerando per bulimia

    • Questo non lo so.
      Ci sono professionisti che lavorano molto e altri poco. Alcuni in zone specifiche ed altri in altre.
      Alcuni bravi e apprezzati dalla clientela e altri meno.
      Alcuni capaci di intessere relazioni ramificate e altri no.
      E’ un tema che sinceramente non mi appassiona.
      Mi appassiona invece il tema culturale che porta a prodotti architettonici di qualità.
      E su questo sono molto preoccupato.

  2. Visto che ti proponi ad un pubblico il più vasto possibile, dovresti evitare errori ortografici come il – po’ – accentato anziché con l’apostrofo. Poi, dovresti curare anche la grafia: dopo le parentesi ci va uno spazio, stessa cosa dopo i due punti e anche dopo i puntini di sospensione. Per i contenuti potrei anche darti ragione, però oggigiorno nessuno è più in grado di progettare, eseguire e immaginare l’edilizia secondo la tradizione ligure. Lo stesso accade a Milano, a Barcellona, a Genova e in qualsiasi parte del mondo dove ci sia stata in passato una fortissima connotazione stilistica. Tutto perduto, soprattutto la capacità di ricordare.

    • Tecnicamente ineccepibile. Grazie delle giuste correzioni che faccio ovviamente mie.
      Tuttavia, mi sia consentito: la scrittura non formale sui web e sui social in particolare, consentono forme di scritture semplificate e maggiormente informali. Tale aspetto, legato al fatto che questo blog è tenuto rubando tempo come e quando si puo’, spesso con l’uso diretto dello smartphone, porta all’adozione di scorciatoie quali ad esempio, l’errata battitura “ò” anzichè la doppia battuta “o” + “‘”.
      Noterete che spesso ci sono evidenti errori di battitura, sempre dettati dalla fretta imposta da altre incombenze professionali.
      Farò nel limite del possibile più attenzione.
      Sono certo tuttavia, che i lettori, i tanti lettori di questo blog (talvolta anche 2000 in un giorno), comprendendo l’impegno, saranno più tolleranti, perdonando errori che nascono dal fatto che spesso non si riesce neppure a rileggere il testo digitato.
      Cordialità.

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