Convenzioni. Molte delle operazioni urbanistiche svoltesi sul nostro territorio, hanno previsto la firma di convenzioni, ovvero di accordi di natura privata (ma c’è parte della dottrina che la pensa diversamente) tra Comune e imprenditore/proprietario in base al quale in cambio del permesso di costruzione, vengono riconosciuti ulteriori benefici economici al Comune oltre a quelli riconosciuti dalla legge regionale.
Questi accordi come detto, sono denominati “convenzioni”. Il problema di fondo è che le convenzioni, ovvero i costi aggiuntivi stabiliti dal Comune e che determinano in definitiva la concessione a costruire, non hanno criteri consolidati per definire il “quantum”.
In poche parole, nella trattativa tra vertici politici comunali e imprenditori o proprietari, gli extra costi sono legati esclusivamente a valutazioni soggettive. Alcuni amministratori sostengono di avere ottenuto il massimo perché altrimenti l’imprenditore avrebbe rinunciato alla costruzione. Talvolta è certamente così. Il problema è che di tutto ciò non si ha contro prova. In taluni casi, addirittura si fanno convenzioni proforma, ovvero convenzioni che non stabiliscano nulla più di quanto era già dovuto dal proprietario per legge.
Tale tema è molto delicato. Attestata la buona fede delle parti, rimane la questione se quanto ottenuto dalla controparte pubblica sia davvero ciò che realmente si poteva ottenere. Su questo meccanismo sono in gioco spesso cifre ed oneri importanti, talvolta di milioni di euro
Ad esempio, per essere concreti una situazione di questo genere potrebbe presto venirsi a creare con la vicenda del Nautilus. Ma più in generale la “convenzione” avviene altrettanto spesso anche per interventi minori e dunque è sistema adottato (talvolta imposto dal PUC) che si verifica piuttosto spesso.
Parliamo anche di concessioni? E’ vero che la gestione della discarica Ramognina che scade adesso (dopo 20 anni) sia stata rinnovata dal Comune senza troppi clamori sui giornali?
La questione credo sia un poco più complessa. La convenzione scade nel 2018. Il Comune parrebbe – in questo caso il condizionale vale – opporre resistenza legale al gestore perché il Comune reputerebbe (di nuovo il condizionale) che la scadenza sia a prescindere dal raggiungimento della chiusura del lotto ora aperto. Temo che nelle more della contesa legale l’unico esito di tutto ciò sarebbe continuare con l’attuale gestore. Soluzione parossistica…..
La convenzione scade a novembre 2017. Questo lo ha anche ammesso il sindaco nel battibecco con il consigliere di opposizione Cerruti, ripreso in questi giorni dai giornali locali .
Se poi alla scadenza occorre aggiungere la frase “novembre 2017 e al raggiungimento di xxx metri cubi” o se invece la frase corretta è “novembre 2017 o al raggiungimento di xxx metri cubi” la questione cambia radicalmente. Se non ricordo male anche nel suo blog, che seguo da anni si è sempre parlato di scadenza ventennale, cioè nel 2017.
Quello di cui non si è mai parlato su queste pagine sono i rischi sulla salute dei cittadini, in primis quelli di Casanova.
Non si è mai detto chiaramente poi a chi spettano gli oneri di pulizia delle aree circostanti la discarica. Non ha dato nemmeno un piccolo cenno sulla manifestazione di due domeniche fa quando è stato pulito dai volontari il torrente Arenon, a valle, guardacaso della discarica.
Quando Bozzano dice che ha prorogato la concessione “a tutela dei cittadini” in attesa della sentenza del TAR, non mi convince molto.
Siamo sicuri che il continuo conferimento di rifiuti nella Ramognina tuteli i cittadini? Non vorrei che fra qualche anno si verificassero aumenti di malattie collegate all’inquindamento di certe zone del nostro territorio.
In quel caso allora ci sarà qualcuno che chiederà conto delle decisioni dell’attuale amministrazione?
Ovviamente niente ritiro della licenza edilizia niente esborso finanziario tanto meno lavori di pubblica utilità, vero?