Amministrare una città richiede la capacità di non vivere solo la contemporaneità. Il futuro di una città e di Varazze in particolare, nasce dalla capacità di guardare avanti, facendo cose che magari non porteranno consenso spicciolo perché richiedono anni, ma che ne porteranno al momento giusto.
La città in questi ultimi anni ha sempre più la sensazione, una sensazione crescente, che si stia spesso amministrando l’oggi per l’oggi, con talvolta ricerche di consenso spicciolo e talvolta se non sempre più spesso, il rimando delle decisioni complesse e difficili. In questo modo però non si va lontano. Si fa poca strada e si rimandono i problemi e le risposte che contano. Davvero difficile dire cosa di strutturale è stato fatto in questi tre anni. Molto difficile. Viene sbandierata la “mitica” caserma dei VV.FF, operazione relativamente facile in realtà, perché si trattava di destinare un’area di assoluto pregio e rilievo urbanistico, ad una destinazione di servizi importanti ma che non richiedevano necessariamente la collocazione nell’area potenzialmente più preziosa e prestigiosa della città. Ci viene allora in mente, il buon Montanelli o meglio Ojetti suo maestro di giornalismo, che sostenevano che “gli italiani sono un popolo di contemporanei, senza antenati ne posteri perché senza memoria e forse per questo, non c’è da essere particolarmente ottimisti”.
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