Si parla e scrive molto sul 25 aprile ma forse è giusto anche ricordare seppure sommariamente alcuni aspetti che spesso non vengono raccontati. Varazze nelle strategie partigiane era collocata nell’area genovese (una volta di più…quando smetteremo di considerarci savonesi…che per altro non siamo mai stati?) essendo collocata nella III regione. La Liguria dei partigiani era divisa da 4 regioni, gestite con proprie gerarchie: la I per l’imperiese, la II per il savonese, la IV per lo spezzino e per l’appunto la III che faceva riferimento al genovese. L’area di Varazze che comprendeva la città (poco coinvolta direttamente) e soprattutto il suo entroterra era assegnata alla “Brigata patria Emilio Vecchia” a sua volta facente parte della divisione che operava su Genova ed entroterra.
I collegamenti sull’asse Sassello-Urbe-Tiglieto-Rossiglione-Molare erano strettissimi. Secondo un censimento ufficiale circa 15 varazzini (come residenza) erano annoverati ufficialmente tra gli effettivi della brigata che contava circa 200 uomini armati oltre ad un numero mai ufficializzato di spalleggiatori, e “agevolanti” ad esempio fornendo vitto e alloggio. La brigata era parte della “divisione Mingo” formazione che oltre alla “brigata Emilio Vecchia”, comprendeva anche altre 5 brigate per circa 1200 uomini armati. Il centro delle forza naziste e fasciste avevano il loro comando in città, nell’attuale Villa Centa in via XXIV aprile (via poi non a caso poi chiamata così) sede della Milizia fascista e dell’esercito della RSI (Repubblica sociale Italiana). A Varazze come in altre zone liguri, in realtà il 25 aprile, avvenne il 24 aprile… nel senso che la liberazione e il ritiro delle truppe tedesche e fasciste (almeno quelle che tentarono di andare via con i tedeschi) avvenne il giorno prima di quello stabilito per la sollevazione generale.
Gli scontri quel giorno non furono per fortuna particolarmente cruenti nella nostra città, in quanto i tedeschi in fuga verso l’acquese siglarono una sorta di patto di non belligeranza evitando rappresaglie o distruzioni pesanti. Un forte contingente di circa 600 tedeschi in uscita da Genova e accampati presso i Piani d’Invrea, furono convinti da una delegazione comandata dal dott. Ghigliotto ad arrendersi e dunque ad avviarsi verso i punti di concentramento genovesi. La sera del 24 furono attuate alcune esecuzioni sommarie nei pressi del comando di Villa Centa dove furono passati per le armi circa 10 militi della Repubblica sociale. Su questo molto è stato scritto o più spesso sussurrato. Ciò va scritto per ricordare, senza mai dimenticare che vi fu una parte giusta e una che non lo era, che fu anche una terribile guerra civile tra italiani, crudele, dura e spesso selvaggia come purtroppo tutte le guerre civili sono.
Ora però si tratta di celebrare il 25 aprile come festa per mantenere inalterati i diritti di libertà con annessi però (oltre ai diritti) anche i doveri. Sempre. Per tutti.
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