Dopo decenni inspiegabili di attesa è stato varato un “Piano colore” della città, ovvero i criteri di cromia (colori) e materiali che dovranno essere adottati per assicurare coerenza e piacevolezza visiva alle zone di pregio della città. Sembra una cosa scontata (che vi fosse già) e invece a Varazze non esisteva, incredibilmente.
Una città che avrebbe dovuto fare della bellezza (almeno per il suo centro) uno degli aspetti primari del “fare turismo”, non ha mai pensato seriamente (almeno negli ultimi decenni) a pianificare in modo tale che il centro mantenesse una logica di presentabilità ed armonia. Il rischio è di trovarsi palazzi interi dipinti a caso, secondo gusti e valutazioni discutibili rispetto al contesto, restituendo un terrificante effetto “arlecchino” che può andare bene nella periferia di Seriate (forse) ma non nel centro storico di una città con 2000 anni di storia.
L’assessore all’Urbanistica Baccino ha sempre sostenuto con forza questa necessità ed è arrivato a compimento: ci sono voluti però ben tre anni, un tempo lunghissimo tra burocrazie e disinteressi vari per un incarico seppure complesso. Per capire in concreto cosa significa, pensate per esempio al centro storico di Loano, che questo strumento lo ha adottato da tempo, e provate a girarlo a piedi. Capirete perfettamente la differenza tra un centro storico ligure curato, coerente, armonioso e quello della nostra città dove in assenza di un piano colore ci si è affidati per decenni, nella migliore delle ipotesi al buongusto del funzionario e nel peggiore, al cattivo gusto del proprietario dell’immobile.
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